Eco-fashion e la via del cotone buono
Quella che negli anni 90 era una visione di rottura verso la produzione fashion, oggi si traduce nel concetto dell’eco-fashion. Sottesa all’idea di eco-fashion non è più, infatti, un’idea di rinuncia o di povertà, ma una scelta ben precisa del consumatore. Non è un caso infatti, secondo una ricerca Nielsen del 2014, che più del 50% dei consumatori acquisti un capo solo dopo averne controllato la composizione, sottolineando l’attenzione che, in primis da parte delle maison, deve essere posta la scelta delle materie prime e dei semilavorati che utilizzano nelle loro creazioni.
Un consumatore su due è disposto a pagare di più per prodotti “sostenibili”
Sulla scia di quanto avvenuto per il cibo, dunque, le case produttrici del settore del abbigliamento, della calzatura e del fashion in generale sono ora più che mai tenute ad intercettare questa tendenza che non rientra più nelle considerazioni di una ristretta nicchia di mercato, ma diventa un preciso requisito di valore aggiunto imprescindibile che il consumatore valuta sul bene acquistato.
La filiera dell’eccellenza produttiva, della quale il Made in Italy è foriero per antonomasia, non può più esistere al di fuori di una logica di rispetto ambientale e di etica e responsabilità sociale, come dimostrato anche da recenti scandali che hanno coinvolto importanti brand a livello mondiale. Le manifatture e le firme a cui interessa attraversare con successo questa transizione verso la sostenibilità, devono necessariamente puntare su processi di scelta e lavorazione della materia prima selezionando i fornitori che valorizzino la Qualità globale in termini allargati sia socialmente che ecologicamente.
In pratica si tratta di tornare a quello che aveva contraddistinto il Made in Italy a livello mondiale negli anni 60 e 70, coniugandolo con l’occhio attento dell’innovazione.
Il cotone è uno degli esempi più importanti nel campo di applicazione dell’eco-sostenibilità
Il cotone è il materiale che rappresenta meglio di molti altri il contrasto tra etiche produttive e valore dell’output: dagli schiavi africani in America fino alle disastrose condizioni di pericolo ed emarginazione dei lavoratori tessili in Bangladesh, il cotone è stato al centro dell’attenzione per iniquità di trattamento dei lavoratori, disparità tra valore al commercio e prezzo d’acquisto della materia prima e degrado delle condizioni ambientali a cui vengono sottoposti i lavoratori.
Tutto questo, oggi, è diventata una forte discriminante nella scelta del consumatore che vuole valutare e dare un peso sempre più importante anche a come viene prodotto il bene. Un consumatore, che spinge dal basso una tendenza dell’intero sistema produttivo e manifatturiero con un peso che, sempre secondo la ricerca Nielsen, supera oramai il 50% del campione intervistato.
Attenzione alla sostenibilità delle fonti, scrupoloso e metodico controllo della materia prima, etica applicata anche ai processi produttivi pongono la Qualità Totale al di sopra di ogni altro parametro e diventano i criteri fondamentali tramite i quali ogni casa produttrice dovrebbe selezionare i propri fornitori.
Mia Urbino
(Fonti: Indagine di mercato Nielsen, Corriere della Sera 5 Maggio 2015)
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